Ricordo di don Armando

Ricordo di don Armando

E’ mancato nei giorni scorsi don Armando Bassi, per molti anni (dal 1990 al 2016) parroco di San Giuseppe. La nostra Associazione ha un debito di gratitudine verso questo grande sacerdote, realizzatore come pochi e allo stesso tempo attento alle persone: attento alla realtà ma soprattutto allo spirito che guidava i suoi passi.

L’incontro con lui risale ai primi anni Novanta: era appena arrivato a San Giuseppe e il Centro di Aggregazione aveva bisogno di uno spazio adeguato. Ad alcuni amici venne in mente di chiedere a don Armando se si poteva utilizzare il vasto appartamento soprastante la scuola materna. Si trattava dell’ex appartamento delle Suore, da molti anni non più utilizzato e ingombro di materiale di ogni genere.

Bisognava fare parecchi lavori: demolire le pareti interne, creare l’accesso autonomo realizzando anche la nuova scala e poi fare il nuovo impianto di riscaldamento, quello di illuminazione, sistemare il soffitto. Don Armando ci diede fiducia: “Vi do l’appartamento in comodato: i lavori sono tutti a carico vostro e speriamo che siate capaci di fare le cose per bene”. Si partì quindi: i lavori vennero realizzati in tempo e nel settembre del 1993 si poté partire con la nuova sede che consentì ai ragazzi delle scuole medie, delle superiori e universitari di iniziare l’attività.

Da qui iniziò un lungo cammino che è durato fino al 2016, quando don Armando lasciò la parrocchia per tornare a Tissano, il paese in cui nacque nel 1928.

Quante cose in tutti questi anni: infatti dopo la sistemazione dello spazio dell’ex appartamento delle suore, ci imbattemmo nei programmi previsti per l’Anno Santo del 2000. Facemmo firmare a don Armando una domanda di contributo quasi per scherzo, pensando che mai e poi mai sarebbe stata finanziata… E invece fra capo e collo ci arrivò prima il finanziamento dello Stato e poi quello della Regione per realizzare un Ostello per la Gioventù. Fu dura ma nel gennaio del 2000 riuscimmo ad inaugurare l’opera che aveva una caratteristica particolare: era pensata come Ostello per il periodo del Giubileo, ma poi poteva essere riconvertita alle attività di aggregazione giovanile ed altre attività della parrocchia. Uno spazio utile perché era prevista la realizzazione di stanze (per lo studio individuale e di gruppo) e anche stanze più grandi per riunioni. C’era poi un grande vantaggio perché il nuovo edificio era a ridosso della scuola materna e quindi al primo piano si poté realizzare una porta di collegamento fra la nostra sede (l’ex appartamento delle suore) ed i nuovi locali. Insomma avevamo uno spazio unico, con tante stanze e tante possibilità in più.

C’era però una cosa che stava sull’anima a don Armando: l’ex Cinema Venezia, ormai in disuso da molti anni perché completamente fuori norma. Aveva ricevuto una offerta allettante da parte di un Ente che voleva acquistare l’immobile per realizzare aule. Don Armando sapeva che quell’edificio fu costruito negli anni Cinquanta con i mattoni provenienti dalle Fornaci Cattarossi (le fornaci di Qualso gestite dai fratelli del parroco di allora, mons. Domenico Cattarossi) ma soprattutto era il frutto del lavoro volontario di tanta gente che aveva dedicato ore e ore di lavoro gratuito il sabato e la domenica… Diceva don Armando: “Come posso guardare in faccia quelle persone che hanno tanto lavorato se vendo l’immobile…”. Si vede che noi del Pellicano gli avevamo ispirato fiducia perché un po’ alla volta si concretizzò l’idea che anche quel fabbricato venisse dato in comodato alla Associazione la quale in cambio avrebbe cercato i finanziamenti e seguito i lavori per fare una sala polifunzionale.

Anche questo progetto andò bene e così sul finire del 2008 riuscimmo ad avere a disposizione la nuova sala, con oltre 200 posti, a norma con tutte le regole di sicurezza…

Abbiamo ripercorso così velocemente questi venti e passa anni di storia, una storia in cui viene fuori la personalità positiva di don Armando, la sua capacità di rapporti con tutti, la sua rete infinita di conoscenze, la pazienza e al tempo stesso il piglio deciso che nei momenti di incertezza risultava determinante.

Quante serate passate davanti alla sua scrivania per fargli fare la firma su centinaia di documenti, progetti, carte. Firme fatte sulla fiducia reciproca e con un risultato che può sembrare straordinario oggi: mai una volta che ci si sia arrabbiati oppure lasciati con l’amaro in bocca. Sono quelle cose che ti restano impresse, perché oggi invece la realtà sembra fatta apposta per creare l’inimicizia fra le persone.

Questa credo sia la testimonianza di un uomo e di un sacerdote che ha attraversato buona parte del secolo scorso e di questi anni del nuovo secolo, vivendo una serie straordinaria di esperienze: cappellano al Carmine (ricordiamo ancora le risate quando ci raccontavi che ti avevano chiamato a notte fonda da Laipacco perché c’era da dare la benedizione a una morente e poi dopo aver corso in bicicletta sotto la neve hai scoperto che si trattava di una scrofa che aveva difficoltà a partorire i maialini..) e poi in Umbria come segretario del vescovo Cicuttini (raccontavi delle visite pastorali con il Vescovo nei paesi della montagna umbra andando a dorso di cavallo o di mulo; quante risate quando ricordavi di quella volta che il tuo cavallo si è imbizzarrito e ti ha fatto arrivare al paese ben prima del Vescovo..) e poi al centro turistico giovanile dove ha conosciuto migliaia di ragazzi, e poi ancora cappellano di fabbrica alle Officine Bertoli (raccontavi del giorno in cui sei arrivato per la prima volta in fabbrica e ti ha accolto il capo sindacalista comunista, chiamato non a caso “Mao”,  e che ti ha chiesto cosa venivi a fare in fabbrica e se non era meglio se andavi a fare altro, anzi per la precisione ti chiese se non era meglio se andavi a donne..).

E poi ancora l’incarico di Parroco a Torviscosa dove tutto, anche la canonica e la chiesa, era della Snia Viscosa e non era facile restare sopra le parti. E l’insegnamento al Malignani incontrando e sostenendo migliaia di giovani che poi si sono affermati con la loro capacità di lavorare facendo la fortuna delle proprie famiglie e del nostro Friuli.

E poi a San Giuseppe con le tante cose da fare per mantenere il grande patrimonio ereditato da un altro straordinario costruttore che fu mons. Domenico Cattarossi. Quanti racconti ancora di una vita vissuta con intensità e con una grande spiritualità.

Un giorno ti fecero una richiesta imprevista: i musulmani inauguravano la nuova moschea in una delle vie laterali di viale Venezia e ti hanno chiesto di essere presente. Ci hai chiesto di andare con te a questo strano appuntamento. Ti hanno chiesto anche di dire due parole, parole che ci resteranno sempre a mente: “Ogni uomo che prega è degno di rispetto. E ogni luogo di preghiera, fino a che resta luogo di preghiera, è degno di rispetto.”

Ho condiviso quelle parole sagge, piene di umanità e anche con un giudizio chiaro sulle cose, così come sei sempre stato capace. Mandi don Armando

Roberto Volpetti

Il Pellicano
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